Paperblog

sabato 30 aprile 2011

chiedo scusa....

a tutti gli uomini che non si riconoscono in questo post....
ma io avrei UNA domanda da fare al mio ex...ma visto che lA sue rispostA oramai non mi soddisfa più o meglio ho rinunciato a chiedergli, lo chiedo a voi...
-MA PERCHE' FATE I FIGLI E POI NON LI VOLETE "CAMPARE?"

3 commenti:

  1. Forse uno psicologo (ma bravo!) potrebbe risponderti. O, forse, sarebbe necessario un team di psicologi, psichiatri e sociologi (ma agguerriti!). Ma probabilmente bastano alcuni artisti sensibili nel cogliere le tempeste che muovono l'animo umano (in quali fra i libri che amiamo c'è già una risposta alla tua domanda?).

    Mi limito ad elencarti qualche naufragio intorno a me.

    Coppia sposata da anni. Dopo anni di ricerca di un figlio si operano entrambi e, finalmente, si profila il lieto evento. Negli ultimi mesi della gravidanza lui inizia ad uscire sempre più spesso con colleghi e amici... e abbandona la moglie nei giorni in cui nasce la figlia. Per diversi anni la bimba che, praticamente, non vede mai il padre, non rivolge mai parola a persone che non siano la madre, i nonni e lo zio materno. Lui, nel frattempo si "accasa" con la collega che lo ha "sottratto" alla famiglia. Nascono due bambine. Perché distruggere una famiglia per costruire su questo dolore ciò che già aveva? Perché essere padre per due bambine e rifiutarsi di esserlo per la terza, nata anni prima?

    Coppia sposata da anni. Lui qualche anno più giovane. Anni senza figli che non arrivano, nonostante le indagini mediche, nonostante le cure. Più per assecondare il desiderio di paternità del marito che per istinto di maternità, lei acconsente ad intraprendere il lungo percorso che porta all'adozione internazionale. Arriva un bimbo di neanche due anni. Dieci anni più tardi lui se ne va, per un'altra, per "recuperare la propria libertà": di giocare a calcetto, di andare a cena fuori, di partire il weekend per raggiungere la nuova donna in una città estera. Nei giorni feriali si sistema in un appartamento nello stesso isolato. Il figlio già abbandonato alla nascita dalla madre naturale, subisce un nuovo abbandono. La mia amica non riesce ad accettare ciò che è successo, due anni di depressione, di rammarico, di rabbia, di battute caustiche che il figlio quotidianamente assorbe. Che tracce, che cicatrici lascerà tutto questo?

    Il mio collega, pochi anni più di me. Intelligente, bello, integerrimo (una moralità quasi asburgica), un grandissimo senso della famiglia, due figli che adora. La moglie (ricca di famiglia, conduce una vita spensierata, non lavora, ha interessi un po' ... futili, superficiali) lo lascia, ha un terzo figlio da un altro uomo. Ho visto per anni il mio amico fare il possibile, ritagliarsi spazi difesi con unghie e denti per poter mantenere un forte rapporto con i figli, per educarli, per trasmettere loro i valori in cui ha sempre creduto. Rammarico, delusione, preoccupazione per il figlio più grande che non mostra grande interesse per la scuola, per costruirsi una professionalità, che non sembra cercare una strada per mantenersi da adulto.

    CONTINUA

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  2. Coppia sposata da anni. Lui molto più giovane. Lei sterile causa una bruttissima esperienza vissuta da ragazza, appena uscita dall'orfanotrofio. Unica strada per avere figli l'adozione internazionale, da un paese sudamericano, due fratelli già grandi, con un vissuto aspro. Le difficoltà del rapporto quotidiano con due bimbi/ragazzini difficili, da educare con amore, con l'esempio, da rassicurare, a cui mostrare che esiste un modo di vivere più sereno, più appagante di quello che si impara sulla strada. Queste difficoltà, dicevo, destabilizzano l'equilibrio (forse molto instabile) di lei. Che butta fuori casa il marito, che butta fuori casa (in pratica) il figlio più problematico, che esprime una gelosia e un attaccamento morbosi verso l'altro. E il nostro amico adesso si trova a vivere da solo, cercando di essere (e riuscendoci, secondo me) un buon padre ed un valido riferimento e modello per entrambi i figli, sia quello che gli è stato affidato, che l'altro che ha difficoltà a vedere. Cercando l'aiuto di un giovane psicologo e pedagogo che passa i pomeriggi con il figlio grande, mentre il mio amico è al lavoro.

    Perché succede tutto questo?

    Non ho la risposta, soprattutto adesso che è molto tardi e mi ciondola la testa.

    Buona domenica Anella

    Cic

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  3. La sai qual'e' la mia riflessione dopo tutto questo......che siamo dei poveri di spirito....che forse il divorzio che avrebbe dovuto essere un gesto di civiltà, e' stato un fallimento. Meglio sacrificare la propria di felicità e non quella dei figli!!!!
    Il divorzio è un fallimento è un lutto è un uragano che ci travolge....ma cosa ne possono i figli di tutto questo??? Meglio allora mentire e rimanere sposati almeno a loro non vengono tolti i bisogni primari: cibo, sicurezza, affetta....
    P.s mi rimandi il link di quel gruppo???

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