Paperblog

martedì 29 novembre 2011

Il ricordo di Rossella


Rossella era una ragazza che frequentava la mia stessa scuola ma una classe diversa, ci vedevamo negli intervalli per fumare una sigaretta e mangiare qualcosa, ma ciò che volevamo era parlare di noi.
Aveva dei bei capelli rosso ramato che portava sulle spalle ad ornare il suo viso tondo e franco.
Aveva grandi occhi neri sempre in movimento e un sorriso innocente. Aveva una voce bassa e sensuale che ti accarezzava mentre parlava e soprattutto aveva la spontanietà e la leggerezza dei suoi diciotto anni.
Non possedeva nessuna regola personale, viaggiava nella vita senza remore disarmata e semplice, ma riusciva a convivere benissimo con le regole impostele invece dalla scuola e dalla società.
“ E’ libera dentro“ pensavo, e me la vivevo, mi vivevo il suo essere, il suo spogliarsi davanti a me senza pudore, la sua risata contagiosa, la sua libertà. Era tutto quello che non ero io e me la bevevo a piccoli sorsi, quel tanto che bastava per illudermi che qualcosa di lei apparteneva anche a me.
Entrai nella sua cerchia di amicizie, era benvoluta da tutti, egocentrica ma non troppo, trascinatrice ma non invadente.
“ E’ forte dentro“ pensavo, e non mi accorgevo che un tarlo la stava lentamente uccidendo.
C’erano dei momenti in cui era completamente assente, dei giorni in cui era introvabile, delle settimane nelle quali non frequentava la scuola.
-“ Sono malata”- mi disse un giorno e non aggiunse altro.
Il suo comportamento diventava sempre meno coerente e decisi di chiedere spiegazioni a sua sorella che mi liquidò sostenendo di non saperne nulla, la mamma mi chiuse la porta in faccia e Rossana dopo l’esame di maturità diventò introvabile.
Quelle poche volte che riuscivamo a vederla era sempre assonnata e senza iniziative, un pomeriggio la incontrammo per caso per girava per la città, non riusciva più a trovare la strada di casa e tra una cosa e l’altra si accovacciò per terra a fare la pipi sotto gli occhi di tutti.
-“Sono malata”- ripeteva -“ma gli esami fatti non rivelano niente”- piangeva…  Rossella piano piano senza mai parlare chiaramente e consciamente ci raccontò dei continui abusi ricevuti da suo padre, del silenzio che le imponeva sua madre, dello strazio che sentiva dentro se stessa.
Rossella ci svanì dalle mani senza che noi avessimo il tempo di chiudere il pugno per trattenerla, la seguimmo nei suoi ricoveri, era come immersa in un oceano e riusciva sempre più faticosamente ad alzare la testa per prendere fiato.
La perdemmo definitivamente quando durante un ennesimo ricovero conobbe un ragazzo schizzofrenico e andarono a vivere insieme. Ebbe due figli, entrambi le vennero tolti… 
Rossella io adesso non so più dove sei, ti ho seguita con il pensiero in questi anni e qualche volta ti ho ritrovata nelle parole di un'amica comune....ma adesso non ti sento più...DOVE SEI?

sabato 26 novembre 2011

SABATO QUIZ

Pensate che questo sole sia abbastanza solare per una persona super luminosa?
Presto arriverà alla vincitrice dello scorso sabato qui.
Per quanto riguarda il libro da indovinare oggi, invece, vi lascio con una frase che lei amava dire, e che è anche il primo indizio.
" Nella vita non si è mai nè troppo magri, nè troppo ricchi!"
FACILE DAI.............

venerdì 25 novembre 2011

cosa c'è...

...c'è che a volte ti assale una sorta di malinconia...c'è che a volte sembra non bastarti niente...c'è che a volte non vuoi niente di quello che hai...c'è che a volte ti dai fastidio da sola!

giovedì 17 novembre 2011

ricordi d'infanzia.......

Sono nata quando mia madre aveva già quarantacinque anni, quando aveva già  cresciuto altri quattro figli, quando era già stanca, quando la vita con mio padre si era già rilevata e lei aveva messo da parte qualcosa di se stessa per poter essere la buona moglie che lui voleva, quando aveva già paura di morire e i suoi sogni erano andati a farsi fottere fra panni da lavare e pranzi da preparare. All' inizio credette fosse la menopausa, poi un volere di Dio. Io e mia sorella Silvia la più vicina a me come età crescemmo senza nessun obbligo se non quello di stare in silenzio durante il telegiornale e di sederci composte. In estate trascorrevamo le giornate nel pieno ozio abbandonate a noi stesse e ai nostri giochi. Capitava che ci venisse affidato qualche piccolo compito come portre l' acqua fresca nei campi a chi raccoglieva i pomodori e lo facevamo con piacere perchè oltre a sentirci utili ci piaceva camminare a piedi nudi nei solchi della terra. In inverno avevamo la scuola che però non c' impegnava più di tanto, a parte questo sia in inverno che in estate la nostra vita era sempre la stessa, nessun particolare da ricordare a parte quel vento freddo e travolgente che ci accompagnava quasi tutte le mattine lungo il tragitto per arrivare a scuola e il caldo afoso in estate che non ci faceva respirare. Il ricordo di quel vento che soffiava così forte da rendere in nostro cammino una specie di lotta contro un mostro invisibile, il ricordo del nostro respiro affannato che faticava ad uscire... Quel vento mi è rimasto nell' anima, la sua velocità era tale da sradicare completamente alcuni alberi, la vista di quelle radici mi spaventava, mi apparivano come braccia tese verso il cielo. Ma lo stesso vento mi dava un senso di libertà infinita quando nelle giornate di primavera, spazzava via tutte le nuvole e mostrava un cielo azzurrissimo che in nessun altro posto ho avuto occasione di vedere. Cantavo malinconica canzoni inventate da me, e affidavo le mie parole al vento sperando che qualcuno le udisse. Ho insegnato anche a mia figlia ad ascoltare le storie che esso racconta. Dietro la nostra casa fredda e austera, c' era un capannine fatto di canne e il rumore che il vento faceva, intrufolandosi fra esse, mi teneva sveglia per delle ore, durante le quali, per distrarmi guardavo i mille giochi di luci e di ombre che i rami degli alberi facevano sul muro della mia camera con l' aiuto della luce della luna. Volevo essere una bambina coraggiosa, ma non mancava mai un pretesto per andare a nascondermi nel letto di mio fratello. La sua camera era la più fredda e buia della casa eppure il suo letto era così caldo che a nulla servivano i suoi calci per mandarmi via. Quando al mattino presto si alzava per andare a scuola, mi trasferivo nel letto di mia madre ma neanche li restavo a lungo. La seguivo al piano terra, dove lei preparava il caffè ed io cercavo di far rivivere il fuoco smuovendo gli ultimi ceppi lasciati accesi la sera precedente. Mio padre si alzava alle cinque del mattino, a volte lo sentivo scendere le scale, aprire la stalla, sintonizzare la radio su una stazione che trasmetteva musica classica e mi riaddormentavo tranquillizzata da quella musica. Il giorno piano piano s' intrufolava nella nostra vita, ma per me il trascorrere del tempo non aveva alcuna importanza, non sapevo che un giorno sarei diventata grande, non sapevo che quelle sarebbero state per sempre le mie radici, che tutto ciò che facevo avrebbe inderogabilmente condizionato tutta la mia vita futura. Nessuno si era preso il fastidio di annunciarmi che quello che mi passava fra le dita era la mia vita. Di sera d' estate tornava quella lieve tramontana, mi sentivo sola in quelle ore della giornata, ma la freschezza di quel vento sulla pelle mi rendeva allegra ed ero capce di correre per delle ore a perdifiato cercando di scacciare quei brividi. Credevo fosse colpa del vento, solo dopo ho scoperto che la pelle d' oca non dipendeva dal freddo ma dalle sensazioni che c' erano dentro di me...

sabato 12 novembre 2011

INDIZIO!!!!

indovinello

QUAL'E' IL TITOLO? 

....intanto, lo strano custode continuava ad avanzare, compiendo percorsi randomizzanti, a passo rapido ed elastico. Dopo un pò, si fermò vicino ad una vetrina, una delle più grandi, estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca (.....) Con un breve cigolio la porta a vetri si aprì.
L'autore nasce ad Edimburgo 1859
Laureato in medicina....
Questo racconto appartiene al suo periodo "fantastico".....

martedì 8 novembre 2011

indovinello

Buongiorno a tutti,
ho appena inviato il piccolo regalo al vincitore dell'indovinello, spero gli piaccia!
E' stato realizzato appositamente per lui, come dire....personalizzato.
Attendo....
nel frattempo altro indovinello, ma questa volta più difficile...
....intanto, lo strano custode continuava ad avanzare, compiendo percorsi randomizzanti, a passo rapido ed elastico. Dopo un pò, si fermò vicino ad una vetrina, una delle più grandi, estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca (.....) Con un breve cigolio la porta a vetri si sprì.

domenica 6 novembre 2011

...............

Io credo nella nostra gioventù.
È vero sono giovani, non possono avere la mentalità degli anziani, ed è un errore grave che compiono gli anziani, siano essi genitori o educatori, di voler imporre ai giovani la loro mentalità di anziani. E quindi scavano un solco fra essi e i giovani. Io valico questo solco e vado incontro ai giovani comprendendo la loro mentalità di giovani, che è stata la mia mentalità quando giovane ero come loro.
E dico ai giovani questo: vedete, voi avete le vostre speranze, le vostre visioni, voi avete un animo puro, noi invece abbiamo la nostra esperienza.
Bene, io vi dico: camminiamo di conserva, fianco a fianco, camminiamo insieme, voi con le vostre visioni, noi con la nostra esperienza.
A questi giovani io dico: preparate il vostro animo a scuola, cercate di corredare la vostra mente di una cultura che vi sarà utile, sarà strumento per voi necessario per farvi camminare domani nella vita come uomini liberi. Siate sempre uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri e mai servitori in ginocchio.
Cerchiamo di camminare insieme sul sentiero della vita. E finché, vedete, un alito di vita mi animerà, io sarò al vostro fianco per aiutarvi a rimuovere dal vostro cammino gli ostacoli che incontrerete, onde voi possiate percorrerlo con passo fermo e sicuro.
Io penso al domani dei giovani. E vorrei che fosse un domani di tranquillità e di serenità per la nostra gioventù.
Vedrete che ce la faremo, amici miei, ad uscire da questa situazione.
Ce la faremo, state certi.
(Sandro Pertini, Messaggio di fine anno 1979)

sabato 5 novembre 2011

indovinello

Si chiamava Marlene. Solo tre mesi fa avrei scritto: si chiama Marlene. Oggi, si chiamava. Dopo cinque anni di un presente senza futuro, ho trovato finalmente l'imperfetto.(.....)
Il bello fra noi due era sempre l'inizio. Ci piaceva così tanto ricominciare che lo facevamo ogni due mesi. Ogni volta eravamo "il grande amore della vita", mai però quando stavamo insieme, sempre e soltando quando cercavamo di tornare insieme.
A chi indovina da quale libro ho tratto questi BELLISSIMI pensieri un piccolo DONO....

venerdì 4 novembre 2011

vorrei saper scrivere cose così....

le lacrime di Nietzsche di irvin d.yalom

Un libro con  la elle maiuscola, una lezione di vita, una marea di pause di riflessione, un continuo immedesimarsi ora nell'uno ora nell'altro. Un incontro fra due persone, quasi un unico dialogo fra loro, eppure mai banale o noioso.
Un libro da leggere....da annusare....da assaggiare a piccole dosi, perche' spesso non si riesce a sopportarne il peso...una frase fra tante:
_ la vita e' una scintilla fra il buio della nascita e quello della morte-

mercoledì 2 novembre 2011

piccole riflessioni


...Quando avevo quindici vedevo la vita come un ruscello dove il suo letto era il destino e il mare il grande Dio con il quale tutti cercavano di unirsi, ma pochi vi riuscivano, il cammino era faticoso e pieno di ostacoli, solo le menti più accelsi diventavano parte dell' Uno. Le pietre che s' incontravano erano le difficoltà della vita mente le piene e gli stralipamenti erano gli eventi saputi e non scritti. A scuola sentii parlare del "libero arbitro" e allora il fiume si trasformò in una strada con un' infintà d' incroci e ognuno poteva scegliere a quale bivio svoltare. Potevo vedere strane piene di gente e sentieri deserti e ancora irte mulattiere di montagna o tranquilli viottoli di campagna. Tutto questo mi faceva paura, era facile sbagliare incrocio e ritrovarsi da soli in una strada senza uscita... Ma era troppo misera come spiegazione confrontata alla vastità dalla vita. Ho iniziato, allora, a pensare all' esistenza come ad un' infinità di vita parallele, ma per ogni scelta fatta. Da qualche parte nel tempo e nello spazio c' era un' altra me stessa che viveva la stessa mia vita in situazione diverse. Tutte queste altre me stessa erano quello che io non ero perchè in qualche incrocio, metre io preseguivo per una direzione loro ne avevano prese delle altre. Ero io ed altre io poichè ciascuno di noi è e sarà il risultato di tutte le decisioni che ha preso e che prenderà, basterà cambiare pensiero, cambiare prospettiva e il mondo intorno a sè cambierà. A questo punto con queste poche certezze che mi rimanevano avevo voglia di scrollarmi di dosso tutte le responsabilità e di pensare che il tutto era solo il frutto delle circostanze con un' infinità di strade e di fiumi da attraversare e da guadare per arrivare..forse in nessun posto.