Rossella era una ragazza che frequentava la mia
stessa scuola ma una classe diversa, ci vedevamo negli intervalli per fumare
una sigaretta e mangiare qualcosa, ma ciò che volevamo era parlare di noi.
Aveva dei bei capelli rosso ramato che
portava sulle spalle ad ornare il suo viso tondo e franco.
Aveva grandi occhi neri sempre in movimento
e un sorriso innocente. Aveva una voce bassa e sensuale che ti accarezzava
mentre parlava e soprattutto aveva la spontanietà e la leggerezza dei suoi
diciotto anni.
Non possedeva nessuna regola personale,
viaggiava nella vita senza remore disarmata e semplice, ma riusciva a convivere
benissimo con le regole impostele invece dalla scuola e dalla società.
“ E’ libera dentro“
pensavo, e me la vivevo, mi vivevo il suo essere, il suo spogliarsi davanti a
me senza pudore, la sua risata contagiosa, la sua libertà. Era tutto quello che
non ero io e me la bevevo a piccoli sorsi, quel tanto che bastava per illudermi
che qualcosa di lei apparteneva anche a me.
Entrai nella sua
cerchia di amicizie, era benvoluta da tutti, egocentrica ma non troppo,
trascinatrice ma non invadente.
“ E’
forte dentro“ pensavo, e non mi accorgevo che un tarlo la stava lentamente
uccidendo.
C’erano dei momenti
in cui era completamente assente, dei giorni in cui era introvabile, delle
settimane nelle quali non frequentava la scuola.
-“ Sono malata”- mi
disse un giorno e non aggiunse altro.
Il suo comportamento
diventava sempre meno coerente e decisi di chiedere spiegazioni a sua sorella
che mi liquidò sostenendo di non saperne nulla, la mamma mi chiuse la porta in
faccia e Rossana dopo l’esame di maturità diventò introvabile.
Quelle poche volte
che riuscivamo a vederla era sempre assonnata e senza iniziative, un pomeriggio
la incontrammo per caso per girava per la città, non riusciva più a trovare la
strada di casa e tra una cosa e l’altra si accovacciò per terra a fare la pipi
sotto gli occhi di tutti.
-“Sono malata”-
ripeteva -“ma gli esami fatti non rivelano niente”- piangeva… Rossella piano piano senza mai parlare
chiaramente e consciamente ci raccontò dei continui abusi ricevuti da suo
padre, del silenzio che le imponeva sua madre, dello strazio che sentiva dentro
se stessa.
Rossella ci svanì
dalle mani senza che noi avessimo il tempo di chiudere il pugno per
trattenerla, la seguimmo nei suoi ricoveri, era come immersa in un oceano e
riusciva sempre più faticosamente ad alzare la testa per prendere fiato.
La perdemmo
definitivamente quando durante un ennesimo ricovero conobbe un ragazzo
schizzofrenico e andarono a vivere insieme. Ebbe due figli, entrambi le vennero
tolti…
sai mi ricordi una mia amica..che ora non è più con noi... auguro alla tua amica una vita serena!
RispondiEliminaHo letto attentamente e mi ha fatto soffrire: le esperienze mie e tue non sono simili ma conosco l'estraniamento e la disgregazione di alcuni amici ormai spariti ( i miei per sempre).
RispondiEliminaNon sono certo che ritrovare la tua Rossella sarebbe un bene per te: in un contesto similesapere di una amica del tempo andato mi ha lasciato tramortito.
Ho letto tutto d'un fiato e mi sono trovata a bocca aperta e con le lacrime agli occhi...purtroppo di storie così ce ne sono anche troppe...e mi fanno davvero arrabbiare...spero davvero che la tua amica abbia trovato pace e spero che potrai di nuovo abbracciarla.
RispondiEliminaVeramente straziante. Spero che abbia trovato la serenità che ognuno merita di avere.
RispondiEliminamolto toccante, e anche vero
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