Paperblog

martedì 27 dicembre 2011

Ancora ricordi........

... Quel vento mi è rimasto nell' anima, la sua velocità era tale da sradicare completamente alcuni alberi, la vista di quelle radici mi spaventava, mi apparivano come braccia tese verso il cielo. Ma lo stesso vento mi dava un senso di libertà infinita quando nelle giornate di primavera, spazzava via tutte le nuvole e mostrava un cielo azzurrissimo che in nessun altro posto ho avuto occasione di vedere. Cantavo malinconica canzoni inventate da me, e affidavo le mie parole al vento sperando che qualcuno le udisse. Ho insegnato anche a mia figlia ad ascoltare le storie che esso racconta...
Dietro lamia casa d'infanzia fredda e austera, c' era un capannone fatto di canne e il rumore che il vento faceva, intrufolandosi fra esse, mi teneva sveglia per delle ore, durante le quali, per distrarmi guardavo i mille giochi di luci e di ombre che i rami degli alberi facevano sul muro della mia camera con l' aiuto della luce della luna...
Con lei facevo delle lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta, in luoghi deserti o affollati, brulli e inifitamente fertili. Li percorrevamo in lungo e in largo senza stancarci mai, di notte e di giorno, cantando o mangiando le frittelle di pane che la mamma ci preparava. Erano frittelle speciali  che avevamo il privilegio di mangiare solo una volta ogni quindici giorni quando faceva il pane, per il resto dei giorni la merenda consisteva in pane e olio o pane e cioccolata raramente qualche brioches. Andavamo alla ricerca di passaggi sotterranei dove andare a vivere e Paestum era piena di tutto questo, peccato che le grotte erano sempre troppo strette e i passaggi sotterranei franati, ma a questo punto subentrava la nostra fantasia a regalarci folletti, tesori, marziani. Non riesco a scrivere di lei senza vedermela davanti così come l' ho vista l' ultima volta che è tornata qui: aveva un magliore exra large, polacchine e pantaloni con il cavallo basso. La vedo in silenzio perchè non amava parlare di sè, la vedo mentre cerca invano di farsi le sue ragioni e poi decide di colpo di chiudersi in se stessa. Da piccole mi aiutava ad imparare le poesie a mamoria, m' insegnava ad andare sulla bici e nel frattempo mi raccontava di un posto dove sarebbe andata a vivere da grande. Mi mostrava l' orizzonte, delineato da dodici colline da un lato e dal mare dall' altro, ma per il momento dovevamo limitare il nostro a posti ben più vicini o meglio a posti non troppo lontani da raggiungere con delle biciclette sensa freni dè fanalini. Le strade asfaltate a metà rendevano le nostre escursioni più avventurose che mai, e Paestum si scopriva ogni giorno di più regalandoci sensazioni sempre più forti. Le nostre prime uscite le facevamo di pomeriggio dopo la scuola e restavamo nei dintorni tra fossi da saltare e alberi da arrmpicare poi le passeggiate si fecere più ardue fino a raggiungere il mare, andare oltre non era possibile, ma inventare un viaggio sedute su una barca lasciata sulla spiaggia da un pescatore non era difficile e non ci costava troppo caro. Progettavamo viaggi da fare, bar da aprire, case da costruire... E in un certo senso quest' ultimo progetto riuscimmo a realizzarlo, quando trovammo una casa abbondonata a se stessa ma ancora in buoni condizioni... Le lempadine le sostituimmo con delle candele, l' acqua la portavamo con i secci e il giardino lo dipingemmo dell' angolo di una camera. Alla batteria di una macchina colegammo una radio.. Ma questo accadde molto più tardi...

1 commento:

  1. Che bello questo racconto..malinconicamente bello!Cosa saremmo senza questi ricordi?
    Buongiorno : )

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